Home | Scandinavia | America latina | Toscana | Racconti | On The Road | Gianni Nigro |
1 Dopo
giorni e giorni di cielo grigio e basso, accompagnato ogni
tanto da piovischio gelido, all'improvviso venne il sole e la
temperatura scese sotto zero. Da un mese vivevo in simbiosi col
computer. Dovevo completare una biografia. Quel lavoro mi stava
snervando. Mi stava trascinando verso un totale esaurimento
nervoso. Non dormivo più regolarmente. Non riuscivo mai ad
addormentarmi. E quando ci riuscivo, mi risvegliavo due ore
dopo. Quel giorno chiusi il computer e decisi che dovevo concedermi qualcosa di diverso. Scanalai la televisione, così, tanto per aiutare la mia mente a meditare. Al sabato non c'era mai niente, in tivù. E poi mi stava afferrando un senso di colpa ad abbandonare così il lavoro. Però...già, stava facendosi largo nel mio stanco cervello il desiderio di farmi una volata a Monaco. Folle idea! Cenare da Zur Brez'n con un piatto bavarese e strudel con panna per dessert, dormire e tornare. Folle, folle idea! Mi rimisi al computer. Lavorando sodo per tutta la mattina saltando il pasto, verso le tre sarei potuto partire. In fondo in cinque ore c'ero arrivato tante volte. Alle tre e un quarto ero in macchina. Avevo lavorato come un pazzo e mi sentivo a posto con la mia coscienza. Sul sedile posteriore c'era la borsa verde, con un cambio di biancheria, il dentifricio e lo spazzolino. L'avventura poteva cominciare. |
2 Tenni il
ritmo preventivato fino a Trento. Poi cominciarono i
rallentamenti. Il tempo lì non era come in Romagna. Stava
nevicando. Forse nevicava da giorni. Ai lati vi erano alti cumuli di
neve. Passato Bolzano i rallentamenti diventarono frequenti. L' autostrada era invasa da macchine dirette alle stazioni sciistiche. Arrivai al Brennero alle otto. In Austria i rallentamenti continuarono fino a Innsbruck, poi, finalmente, potei ricominciare a volare. Ma nello specchietto retrovisore vedevo degli autobus enormi avvicinarsi pericolosamente. Che diamine, pensai, non possono andare così forte! Quello mi viene addosso! Mi spostai verso destra e l'autobus, dai vetri appannati, appena al mio fianco attaccò a stringermi. Giustificai la manovra scorgendo là davanti una curva a destra. Non sapevo neanche fino a che punto l' asfalto non fosse ghiacciato. Comunque rallentai. L' autobus che mi aveva sorpassato si posizionò anch' esso lungo la corsia di destra e diminuì la velocità. Rallentava a tal punto che pensai di risorpassarlo. Saltai sulla corsia di sinistra e accelerai. Ma anche l' autobus accelerava e non si faceva raggiungere. Intanto nello specchietto retrovisore vidi un altro autobus, anch'esso oscenamente bianco, che nella corsia di sorpasso sopraggiungeva a inaudita velocità. Gìa me lo vedevo addosso. Misi la freccia a destra e rinunciando a un sorpasso che oltretutto si annunciava sempre più difficoltoso, rientrai nella corsia di destra. |
3 L'autobus
mi sorpassò e andò ad affiancare quello che mi aveva
passato precedentemente. I due autobus procedevano affiancati e fu in quell'istante che mi accorsi che ancora nella corsia di sorpasso un terzo autobus bianco stava arrivando velocissimo. Be', mi dissi, lui sta a sinistra, io sono a destra, non c'è problema. L'autobus in un batter d'occhio mi fu a fianco. Non mi piaceva quella situazione. In caso di sbandamento dell'autobus che mi affiancava, non avevo una via di fuga. In caso di rallentamento repentino dell'autobus che mi precedeva lungo la corsia di destra non avevo uan via di fuga. Rallentai. Cavoli, mi dissi, se andiamo avanti così, al primo Grill mi fermo e li lascio andare per conto loro, questi deficienti. Ma in quel momento apparve nel mio specchietto retrovisore un quarto autobus. Anch'esso gigantesco, sfacciatamente bianco, dai vetri appannati, piombava verso le mie spalle a una velocità alla quale nessuna auto avrebbe dovuto procedere. Alla mia sinistra c'era il terzo autobus e davanti a me i primi due procedevano ancora affiancati. L'unica era di rallentare ulteriormente e lasciare che l'autobus che mi affiancava andasse avanti. Anche il quarto, a quel punto, mi avrebbe sorpassato. |
4 Dunque,
rallentai. Fu massimamente sgradevole la sensazione
che mi prese quando constatai che sia i due autobus che mi
precedevano, sia quello che mi affiancava, rallentavano con me.
Mentre quello che sopraggiungeva non accennava minimamente
a rallentare. Lo vedevo nello specchietto, sempre più vicino,
sempre più vicino, sempre più vicino! Fu a quel punto che tutto cambiò, o meglio...tutto...si invertì. Io vedevo, come in uno schermo ( uno schermo che però non aveva confini, uno schermo nel quale in qualche modo io vivevo) io vedevo i quattro autobus, un po' dall'alto. Vedevo i due autobus davanti, affiancati l'uno all'altro. E subito dietro vedevo a sinistra il terzo autobus e a destra la mia macchina, dentro alla quale c'ero sicuramente io stesso. E immediatamente dietro alla mia macchina vi era quell'orrendo quarto autobus che gli piombava addosso, senza che potessi far niente. Digitavo nel computer ma, come è tante volte successo a chi abbia iniziato a digitare al computer, non riuscivo più a uscire da quella situazione. Cercavo disperatamente la scritta esci oppure annulla ma non trovavo niente di tutto ciò. Infine vidi l' autobus che urtava l' auto che si metteva di traverso, usciva verso destra, si sollevava col retro, effettuava diverse capriole ed esplodeva in una sfera di fuoco. Spariva tutto e sopra uno sfondo scuro una finestra mi chiedeva Vuoi fare un'altra partita? SI NO Puntai il cursone sul NO e clicchettai. Tutto sparì. E' in quel momento, che mi svegliai. Ero in un bagno di sudore. Ripensando alle due smisurate mass-bier e al piatto bavarese e allo strudel, mi veniva la nausea. Mi alzai e andai alla finestra. I tetti bianchi di Schwabing mi sembravano quasi quelli di Parigi. Ripensai a giorni lontani, alle donne con le quali ero venuto a Monaco, al tempo che procede inesorabile. Finalmente mi calmai. Ero sugli scogli e un caldo scirocco lambiva la mia pelle carezzata dal sole. Poi ero nuovamente in macchina, al buio, e scendevo verso Monaco e davanti a me c' erano due giganteschi autobus affiancati che rallentavano e al mio fianco ce n' era un terzo, a chiudermi, e dietro un quarto autobus che veniva giù a folle velocità. E non riuscivo, pur digitando come un forsennato, a trovare esci o annulla e ancora una volta mi sentivo in un vicolo cieco senza neanche poter spegnere il computer, perché non riuscivo a trovare l' interruttore. Finalmente, dopo la ripetizione torturante dell' incidente, riapparve la scritta Vuoi fare un' altra partita? SI NO |
5 Cliccando
sul no mi ritrovai nell' incubo. Finito l' incidente
riapparve la scritta e questa volta provai a clicchetare sul SI. Mi
ritrovai nel letto, matido di sudore. Basta, mi dissi, voglio
alzarmi. Era l' alba. Decisi di farmi una bella sgambata liberatoria al vicino Englishen Garten. Raggiunsi il laghetto, gli girai intorno, ridiscesi il parco fino alla torre cinese. Quando rientrai in albergo era già tempo di frustuck. Dopo colazione decisi di ripartire. Il computer mi attendeva. In poco tempo arrivai alla frontiera ed entrai in Austria ma la bella mattina di sole sembrava sciuparsi. Era strano. Non è che il cielo tendesse a rannuvolarsi. No. Accadeva qualcosa di assolutamente inaudito.La luce...sembrava quella del pomeriggio, nonostante fossero le dieci di mattina. E anzi, il pomeriggio volgeva rapidamente a sera. In una mezz' ora mi ritrovai in piena notte e non sapevo più neanche di preciso se stessi percorrendo la strada verso il Brennero o nuovamente quella verso Monaco. A un certo punto rabrividii. Ero ancora in direzione di Innsbruck. Ma quando avevo invertito la rotta? E quel che è peggio, rividi nuovamente l'autobus bianco alle mie spalle. Lasciai che tutto si svolgesse secondo la consuetudine ma nel momento in cui mi vidi esterno alla scena, con i quattro autobus e la mia stessa macchina davanti e un poco sotto a me, presi il mouse e puntai con decisione su File. Venne fuori il solito menu: nuovo, apri..., salva, salva con nome, stampa, esci. Puntai su esci e feci clic. Con mio immenso sollievo mi ritrovai in direzione Brennero e senza autobus. Mi fermai a un autogrill, andai alla toilette, presi un caffè, mi rimisi in macchina e ripartii. A un certo punto apparve nel mio specchietto retrovisore un camion enorme, dal muso verde. Il camion saliva a velocità folle e mi sorpassò. Sopravvenne un secondo camion, anch'esso a velocità incredibile, che mi sorpassò e affiancò il primo camion. Il muso verde di un terzo camion gigantesco apparve al mio specchietto. Il camion si mise al mio fianco mentre un quarto camion si avvicinava a velocità pazzesca.
|
SITI DI Gianni Nigro |
OCEANI |
NARRATIVA |
SCIENZA |
INFORMATICA |
MARIO NIGRO |
FLISA |